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3 Maggio 2011 Commenti chiusi

Blitz in Consiglio Regionale: reddito e diritti per tutti

27 Aprile 2011 Commenti chiusi

Per ASIA e USB in regione c’è una Giunta di “cioccolatai”.

Gruppo di attivisti interrompono l’intervento del Presidente Errani lanciando cioccolatini e volantini. Scanditi slogan “ il futuro deve essere questo qua: reddito, diritti e dignità”.
Blitz in Consiglio Regionale, oggi pomeriggio, per denunciare il rifiuto della Giunta Errani di affrontare e confrontarsi sui problemi della crisi che sta colpendo sempre più i settori popolari e i lavoratori. Asia e USB ricordano le svariate false promesse, traccheggiamenti e silenzi ha mostrato il suo vero volto in occasione del presidio organizzato sotto la sede della regione lo scorso 14 aprile, dove si è avuta l’azione delle forze dell’ordine contro i lavoratori e i cittadini che chiedevano risposte. Riteniamo che la Giunta Errani non possa continuare arrogantemente a ignorare i problemi di chi vive e lavora in questa Regione, con l’aggravante di continuare a smantellare le garanzie sociali senza soluzione di continuità rispetto alle tanto criticate politiche del governo. “Siamo arrivati al punto che un Assessore di questa Giunta non provi vergogna neanche di dichiarare che non ha 60 milioni di euro per garantire un reddito minimo ai giovani disoccupati: è invece necessaria una totale inversione delle politiche regionali che sono totalmente inefficaci rispetto agli effetti della crisi economica” dichiara Lidia Triossi della ASIA USB. Durante l’iniziativa sono stati riproposti i punti della vertenza regionale:
-riduzione dei finanziamenti diretti e indiretti alle imprese;
-contrasto dei processi di privatizzazione e smantellamento del welfare, sanità, scuola e servizi a rete;
-blocco dell’attacco ai pubblici dipendenti, compressione dei salari e licenziamenti;
-garantire forme di reddito per cassaintegrati, lavoratori in mobilità, disoccupati, avviare nuovi lavori integrativi regionali (L.I.RE.) per la creazione di nuovi posti di lavoro;
-per un piano di investimenti per la messa a sicurezza dei posti di lavoro e istituti scolastici, riassetto ambientale e idrogeologico del territorio;
-per la regionalizzazione delle gestioni ACER, fondi per alloggi popolari, utilizzo case sfitte, recupero, ristrutturazione e requisizione del patrimonio immobiliare esistente, blocco degli sfratti e canone sociale per i bassi redditi.

Bologna 27 aprile 2011
Ufficio Stampa
USB Emilia Romagna

Contributo per un intervento regionale sul diritto alla casa

26 Aprile 2011 Commenti chiusi

L’emergenza abitativa galoppante nella nostra regione che si è violentemente imposta nella vita delle fasce popolari negli ultimi anni è la conseguenza di politiche nazionali e locali volte a favorire la speculazione e la rendita che vengono spinte alle estreme conseguenze dal manifestarsi dell’attuale crisi economica. Possiamo schematicamente far coincidere con la fine dell’equo canone e l’approvazione della 431/98, regalo del governo Dalema, l’inizio di questo percorso, una legge che liberalizza i canoni di locazione e che porta con sé la fine del finanziamento dell’edilizia residenziale pubblica con la soppressione della gescal, la svendita del patrimonio pubblico, case e soprattutto suolo e l’inizio di un processo di privatizzazione degli ex IACP. La regione Emilia-Romagna adegua la propria legislazione approvando nel 2001 la legge 24, con la quale si allinea ai provvedimenti nazionali. La gestione del territorio che è venuta a determinare in questa regione dal dopo guerra a oggi e le conseguenze dei mutamenti internazionali a seguito degli stravolgimenti che ha portato con sé l’89, hanno fatto si che la strettissima rete di relazioni, definita da alcuni un vero e proprio “consorzio”, tra ambito politico, economico, sindacale, culturale abbia modificato i rapporti di forza al suo interno, facendo emergere il primato dell’economia, che in questa regione si può ricondurre al mondo cooperativo e alle sue associazioni di riferimento, che delle caratteristiche mutualistiche del passato mantengono solo il nome e il vanto. Queste diventano la bussola che guida l’agire della politica e del sindacato. Tra tutti i settori il comparto dell’edilizia costituisce uno dei settori trainanti e si fa quindi in modo che su questo convergano le scelte del consorzio. Il tutto prende corpo in un periodo storico in cui ci si illude che il benessere sia in continua espansione, in una regione in cui non si vede lo spettro della disoccupazione, che fonda la sua solidità sul così detto modello emiliano, un modello di produzione fondamentalmente basato sulla piccola e media impresa con un discreto standard tecnologico e concorrenziale sul piano internazionale, che è all’inizio di un cambiamento sociale dovuto a un’immigrazione sia nazionale (giovani del sud), che extra nazionale, ma con quasi vent’anni di ritardo rispetto al famoso triangolo industriale e che ancora riusciva a ridistribuire reddito attraverso un welfare considerato d’eccellenza nel panorama nazionale. Fino a quando questo quadro è riuscito a garantire il benessere dei più, pur ovviamente portando con sé delle contraddizioni, che erano però relegate nell’ambito della marginalità sociale, anche la questione abitativa non si è manifestata. Come nel resto d’Italia, e anche di più, la scelta è stata indirizzata verso l’acquisto, anche a credito attraverso l’accensione di mutui, vista la convenienza raffrontando i prezzi dell’affitto con quelli della rata. Una certa porzione veniva garantita dal patrimonio di case popolari ereditate dalle amministrazioni precedenti, patrimonio che se pur risicato paragonato ad altre nazione europee era al primo posto in percentuale pro capite dal punto di vista nazionale. Altre formule si affiancavano rivolte alla così detta fascia grigia, ovvero chi non poteva accedere alla casa popolare per reddito né all’acquisto per lo stesso motivo, come le cooperative a proprietà indivisa. Elementi di tensione sul tema casa erano fondamentalmente introdotti da quei settori che si spostavano in Emilia per lavoro, ma soprattutto per studio sui quali il mercato dell’affitto ha ampiamente speculato facendo lievitare i prezzi senza spesso rispettare neanche le minime norme contrattuali nella più totale impunità. Se già nei primi anni del 2000 si possono intravedere le prime avvisaglie di un cambiamento di fase, queste deflagrano nel 2008, quando la parola crisi diventa patrimonio comune. In Emilia Romagna il comparto manifatturiero, e tutto l’indotto dei servizi all’industria, settori di punta dell’economia regionale, sono ai minimi storici, l’occupazione vede una drastica battuta d’arresto, si passa da tassi di disoccupazione del 2,5-3% all’8% in soli due anni, la cassa-integrazione vede percentuali inedite (abbiamo paesi di 13000 abitanti con 3500 cassa-integrati), l’accesso al reddito è quindi drasticamente ridotto e contemporaneamente le amministrazioni regionali e locali si adoperano per portare avanti lo smantellamento di quel welfare d’eccellenza, tagliando servizi e aumentando le tariffe, che aveva da sempre costituito reddito indiretto. L’impatto sulla spesa è immediato e la prima spesa che “salta” è quella legata al costo dell’abitare, affitto e rata del mutuo, poiché sono arrivate ad incidere per oltre il 60% sul salario. Le conseguenze sono note a tutti noi, la crescita esponenziale del numero degli sfratti per morosità che si attesta intorno al 25% annuo a livello regionale, con picchi territoriali del 50%, e l’insolvenza dei mutui prima casa, che stanno emergendo più lentamente solo perché le banche stanno posticipando la data dell’esproprio nel timore di non riuscire neanche a rientrare delle spese sostenute. Se incrociamo questa nuova situazione, che nel frattempo inoltre è stata profondamente condizionata da una immigrazione di larga entità, vaste zone dell’Emilia Romagna presentano percentuali di residenti immigrati significativamente superiori alla media nazionale, con il quadro legislativo e le scelte speculative accennate precedentemente si comincia a comprendere l’entità del problema abitativo. Gli attivisti sociali che hanno deciso di occuparsi della questione casa si trovano immediatamente a lavorare con l’ultimo anello di questa catena di eventi, ovvero la perdita definitiva dell’alloggio nelle più parte determinata dallo sfratto per morosità. Se da un lato questo elemento ci porta a dover lavorare su una contingenza drammatica per chi lo vive, ponendoci di fronte a un lavoro che deve tenere insieme interessi immediati a un progetto di più lunga durata, dall’altro ci offre un tema che può consentire di risalire la catena stessa e di andare a toccare i nodi cruciali delle scelte politiche ed economiche sul piano abitativo. Questo può essere possibile solo se il piano del conflitto viene portato allo stesso livello del piano dell’attacco, in un quadro dove tutte le forze in campo, da quelle politiche, a quelle amministrative, da quelle economiche a quelle sindacali concertative lavorano nella direzione contraria agli interessi di un settore sociale oggi diviso, frammentato e nella più parte dei casi impegnato nel condurre una guerra ai propri simili. La costruzione di un livello più alto del conflitto non deve tralasciare nessuno spazio, e nell’attuale situazione emiliano romagnola in cui stanno nascendo vari gruppi che tentano di muoversi sul piano locale, cioè sulla città di riferimento, è necessario affiancare una cooperazione, una discussione e un coordinamento sul piano regionale, oggi più che mai, viste le spinte federaliste che si stanno velocemente concretizzando e che stanno portando le regioni ad acquisire una capacità legislativa ed economica di molto superiore al passato. Dalla legge 24 del 2001 sono passati 10 anni, ma a questa se ne sono affiancate altre, non ultima la declinazione locale del piano casa del governo Berlusconi, che in salsa emiliana ha aumentato il premio di cubatura e non ha neanche cercato trattare il problema sfratti, mutui o caro affitti, alla quale è seguito l’aggiornamento regionale sull’housing sociale, prevedendo stanziamenti per l’ERP solo come straordinari in modo da mantenere viva l’emergenza, sulla quale a sua volta si crea un’economia speculativa, ed infine per relegare anche solo l’idea di casa popolare a “welfare dei miserabili”. L’individuazione della Regione come controparte, non solo trova motivo nella sua autonomia decisionale ed economica sul tema casa, ma per quanto riguarda l’Emilia Romagna e soprattutto il territorio che si svolge lungo la via Emilia, si ritrova un’omogeneità politica, economica, culturale, oltre a praticamente un’assenza di soluzione di continuità da Bologna a Parma, che ci consente di identificarla come un’area metropolitana. Considerare l’area metropolitana vuol dire capire ciò che apparentemente appare scollegato consentendoci non solo di interpretare un meccanismo ma anche di contestualizzare e valutare le battaglie, vinte o perse, che ognuno di noi conduce sul proprio territorio.
Dobbiamo quindi lavorare per una vera inversione di tendenza, trovando le modalità che ci consentano di rendere concreto lo slogan “una casa per tutti”.
Se è vero che la richiesta di una moratoria degli sfratti per morosità non attiene direttamente alle competenza regionali è anche vero che un’amministrazione di tale entità si potrebbe e si dovrebbe esprimere chiaramente sulla necessità di un simile provvedimento, inoltre può indirizzare le proprie risorse in un’altra direzione. Per questo è necessario portare avanti richieste che possano scardinare il meccanismo legislativo tutto teso a favorire la rendita, esempi fra l’altro mutuati da altre regioni sono:
-vincolare il 3% del bilancio regionale all’edilizia residenziale pubblica.
-utilizzare il fondo regionale sull’housing sociale per acquistare gli alloggi di chi oggi è sotto sfratto o insolvente al mutuo prima casa .
Queste due proposte, rivedibili e perfezionabili, anche se parziali possono consentire di ricomporre anche la frammentazione che porta con sé il piano abitativo, infatti non parla solo agli sfrattati, ma anche a chi subisce il caro affitti, a tutti coloro che aspirano ad un alloggio popolare e anche a chi ce l’ha già ma si sente relegato in un ghetto (non dimentichiamo che si tenta anche di svalorizzare l’erp lasciandolo privo di manutenzione e creando aree ad alta tensione sociale). Abbiamo la necessità di avviare un confronto sulla pratica, che ci consenta di mettere alla prova ciò che di condiviso è emerso dal dibattito, per poter verificare la fattibilità, per aggiustare il tiro, per selezionare gli strumenti, stabilendo anche periodici e franchi momenti di verifica. Le modalità di resistenza e lotta che ci hanno accompagnato fino ad oggi, come presidi anti-sfratto e occupazioni sono ovviamente una parte imprescindibile degli strumenti del movimento di lotta per la casa che devono essere rafforzati in una dimensione più ampia come quella regionale. Ad esempio in prospettiva rispondere a uno sgombero o ad altri attacchi repressivi con iniziative in più città potrà dare risultati diversi. Dobbiamo quindi cominciare a discutere anche di quali strumenti legati alla comunicazione e al confronto fra di noi abbiamo bisogno (periodicità degli incontri, mailing list, eventuali referenti ecc..) e quali per l’esterno (manifesti, volantini, materiali di approfondimento ecc…). Inoltre la gestione in contemporanea in diverse città con le stesse parole d’ordine o un appuntamento comune nello stesso luogo devono cominciare ad essere sperimentate per poter essere chiaramente individuabili come un movimento che condivide azioni, prospettive e mutuo appoggio.

BolognaPrendeCasa

Bloccato uno sfratto

21 Aprile 2011 Commenti chiusi


Il “gioco dell’oca” dell’emergenza abitativa.

Oggi giovedì 21 aprile l’ASIA ha organizzato un presidio per bloccare uno sfratto per morosità. La famiglia sotto sfratto è composta da due disoccupati e i loro due figli. Lo sfratto è stato rinviato di due settimane.
Il caso di questa famiglia è emblematico dell’emergenza abitativa a Bologna: dopo aver subito già due anni fa uno sfratto a seguito della perdita del lavoro, erano stati ospitati in una struttura e avevano trovato un nuovo affitto sul mercato privato grazie ad un finanziamento del Comune. Ma appena è terminato il finanziamento, è iniziata la morosità e il nuovo sfratto.
Questo tragico “gioco dell’oca” in cui ci si ritrova sempre al punto di partenza è la situazione che vivono migliaia e migliaia di famiglie bolognesi, in assenza di politiche abitative che tutelino i lavoratori e i disoccupati.
L’unica soluzione è un piano straordinario di edilizia pubblica. Il 14 aprile, in occasione di una data di mobilitazione nazionale per il diritto alla casa l’ASIA e l’USB hanno fatto una manifestazione sotto la sede della Regione per chiedere alla Giunta l’apertura di alcuni tavoli specifici, tra cui un tavolo sulla questione abitativa in cui la richiesta è vincolare il 3% del bilancio regionale per l’Edilizia Residenziale Pubblica.
L’ASIA continuerà il percorso di mobilitazione per chiamare in causa la Regione e per ottenere soluzioni concrete.

ASIA-USB Bologna

per iscriversi alle liste

18 Aprile 2011 1 commento

x vittorio

15 Aprile 2011 Commenti chiusi

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video 14 aprile

15 Aprile 2011 Commenti chiusi

manganellate in regione: la politica di Errani

14 Aprile 2011 Commenti chiusi


La Giunta Errani fa manganellare lavoratori USB e gli inquilini dell’ASIA.

Oltre un centinaio di persone al presidio USB e ASIA sotto la Regione Emilia Romagna per chiedere il diritto al lavoro, il diritto all’abitare e lo stop dei tagli al welfare.

Una manifestazione che ha rivendicato la necessità di una inversione
radicale delle politiche regionali che sono totalmente inefficaci rispetti
agli effetti della crisi economica.

Ci siamo presentati sotto la Giunta regionale per presentare alla stessa
alcune proposte per i cassa integrati, per contrastare gli sfratti, nonché per consegnare le prime 5000 firme di cittadini contro gli aumenti dei biglietti nel trasporto pubblico locale.

Errani ha risposto alla nostra richiesta sgomberando violentemente i
lavoratori dall’atrio della Regione.

Solo la determinazione dei manifestanti ha obbligato una delegazione della Giunta, il vice presidente Bertelli e l’Assessore Muzzarelli ha ricevere una rappresentanza della USB e dell’ASIA.

La delegazione ha consegnato ai rappresentanti della Giunta i documenti con le proposte e le richieste per il reddito, per la casa, per il welfare.

La delegazione non è volutamente entrata nel merito delle questioni per sottolineare e contestare alla Giunta il comportamento da cioccolatai tenuto nei confronti di USB in questi anni, anche su questo è stato consegnato loro un breve dossier che alleghiamo in fondo a questo comunicato stampa. La delegazione ha sottolineato che la violenza perpetuata nei confronti dei lavoratori in presidio qualifica di per se l’operato della giunta.

La delegazione USB ha chiesto a questa Giunta di decidere se intende avere relazioni sindacali serie con USB e l’ASIA o se deve continuare l’attuale ostracismo nei confronti dell’organizzazione sindacale di base.

Nei prossimi giorni riprenderemo la mobilitazione sotto la Regione e
ricorderemo ad Errani che la Regione non è casa sua ma casa di tutti i
cittadini e lavoratori della nostra regione.

USB Emilia Romagna
ASIA-Emilia Romagna

manifestazione 14 aprile regione emilia romagna

6 Aprile 2011 Commenti chiusi

RISORSE PER I DIRITTI

LICENZIAMENTI, PRECARIETA’ E SPECULAZIONE DEVONO ESSERE CONTRASTATI

Di fronte ad una crisi economica e sociale che non accenna a ridursi, risulta ancora più evidente la necessità di una completa messa in discussione delle politiche regionali.
La crisi nel nostro territorio si è tradotta nelle enormi cifre di cassaintegrati e licenziati del settore industriale e non solo, nel crescente impoverimento dei lavoratori, in una precarietà lavorativa e sociale, in un depauperamento del welfare e in un aumento generalizzato dei costi dei servizi pubblici.
Il regionale ”patto anticrisi” con gli ammortizzatori sociali in deroga mostra giorno per giorno la propria insufficienza: il tessuto economico è stato già profondamente messo in crisi, non è pensabile aspettare che la crisi passi, e quindi tamponare le emergenze per qualche mese senza porre da subito le basi di un nuovo piano occupazionale.

È necessario fare una scelta precisa e netta:

RIDURRE I FINANZIAMENTI DIRETTI ED INDIRETTI ALLE IMPRESE; IMPRENDITORI E PADRONI STANNO APPROFFITTANDO DELLA SITUAZIONE PER ATTUARE PROGETTI ED INIZIATIVE CHE SI TRADUCONO IN PRECARIETA’, LICENZIAMENTI E ATTACCO ALLE CONDIZIONI DI LAVORO E ALLA DIGNITA’ DEI LAVORATORI.

CONTRASTARE I PROCESSI DI RISTRUTTURAZIONE, PRIVATIZZAZIONE E DI SMANTELLAMENTO DEL WELFARE, DELLA SANITA’, DELLA SCUOLA E DEI SERVIZI A RETE (TRASPORTI, GAS-ACQUA-ENERGIA-AMBIENTE), CHE PORTI ANCHE AL RECUPERO DI RISORSE PER UNA DIVERSA RIDISTRIBUZIONE DELLA RICCHEZZA, ANCHE SULLA SCALA REGIONALE.

FERMARE L’ATTACCO AI PUBBLICI DIPENDENTI FATTO DI DECRETI LESIVI DELLA DIGNITA’ LAVORATIVA, DI COMPRESSIONE DEI SALARI E DI LICENZIAMENTI. INVERTIRE LA TENDENZA INVESTENDO SULLE PROFESSIONALITA’ DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE PER RENDERE PIU’ EFFICIENTI I SERVIZI PUBBLICI.

GARANTIRE ED INTEGRARE IL REDDITO PER CASSAINTEGRATI, LAVORATORI IN MOBILITA’, LICENZIATI E DISOCCUPATI; AVVIARE UN PIANO DI NUOVI LAVORI REGIONALI INTEGRATIVI (L.I.RE.) PER LA CREAZIONE DI POSTI DI LAVORO NECESSARI ALLA COLLETTIVITA’.

UN PIANO DI INVESTIMENTI, NON PER “OPERE STRATEGICHE“, MA PER LA MESSA IN SICUREZZA DEI POSTI DI LAVORO E DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI, IL RIASSETTO AMBIENTALE ED IDROGEOLOGICO DEL TERRITORIO, PER GARANTIRE IL FUNZIONAMENTO DEI SERVIZI DEL WELFARE.

REGIONALIZZAZIONE DELLE GESTIONI ACER, CON REPEREIMENTO DEI FONDI PER ALLOGGI POPOLARI; UNA POLITICA REGIONALE ORIENTATA ALL’UTILIZZO DELLE CASE SFITTE, AL RECUPERO, RISTRUTTURAZIONE E REQUISIZIONE DEL PATRIMONIO IMMOBILIARE ESISTENTE; AL BLOCCO DEGLI SFRATTI, ED AL CANONE SOCIALE PER I BASSI REDDITI.

MANIFESTAZIONE

14 APRILE 2011

ORE 15.00 – presso la REGIONE EMILIA ROMAGNA

VIALE ALDO MORO 30.

USB Emilia Romagna
ASIA Emilia Romagna

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senza dimora a bologna

4 Aprile 2011 Commenti chiusi

Comunicato stampa
4 aprile 2011 Bologna

Senza dimora a palazzo d’Accursio

I movimenti di lotta per il diritto alla casa esprimono solidarietà con la lotta dei senza dimora che stanno manifestando dal 1 aprile sotto palazzo d’Accursio contro la chiusura dei dormitori. Questo è uno dei tanti effetti che il taglio al welfare sta provocando a scapito delle fasce più deboli della società.
I tagli e gli aumenti delle tariffe stanno colpendo pesantemente le condizioni di vita di migliaia di cittadini, dagli asili nido al trasporto, dalla case popolari all’assistenza sociale.
Di fronte a questa situazione i movimenti di lotta per ‘abitare rilanciano e invitano tutti i cittadini che subiscono la precarietà sociale ad iscriversi ella lista di lotta per l’auto-assegnazione di alloggi e alla lista di lotta per i disoccupati che si stanno creando. Per maggiori informazioni ci si può rivolgere ai seguanti sportelli: tutti i mercoledi dalle 15 in via monterumici 36/10, tutti i giovedi dalle ore 16 in via serra 2/g.

ASIA-USB
Bologna Prende Casa

http://bolognaprendecasa.noblogs.org/