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i diritti non si “meritano” si conquistano

22 Settembre 2010

Le  proteste che stanno sconvolgendo il mondo della formazione in queste ultime settimane sono dettate dall’esasperazione che sente chiunque viva e lavori nel mondo dell’istruzione. Anni di “riforme”, di centrodestra o di centrosinistra, hanno portato l’istruzione e la ricerca in una situazione insostenibile. Strutture fatiscenti, mancate assunzioni, contratti precari, rinforzamento dei meccanismi baronali e delle logiche dirigenziali, spazio lasciato ai privati, aumento delle tasse, saperi quantificati in crediti e in stage non retribuiti: A chi lavora non viene data nessuna garanzia sul proprio futuro, chi studia sa fin dall’inizio di essere destinato all’esclusione dal posto di lavoro, tagliato fuori da una società senza più prospettive se non il cannibalismo sociale.

Il taglio dei fondi di cui Tremonti e Gelmini sono stati artefici con il recente DDL 1905 e con la manovra di luglio non fanno che aggravare questa situazione. Ancor più che nel 2008, è giunto il momento per mobilitarsi collettivamente e dire basta, riprenderci i nostri diritti e la dignità che ci viene negata!

I tagli si fanno ancora più insostenibili per quegli studenti che per poter accedere all’istruzione devono essere sostenuti dagli enti per il diritto allo studio (in Emilia Romagna ER.GO). Tali enti negli ultimi anni si sono  trasformati da organi di garanzia sociale per le classi popolari in aziende che trasportano la logica del profitto all’interno del principio garantito costituzionalmente del “diritto allo studio”. Non è più infatti la propria condizione sociale a garantire il diritto a un percorso di studi favorito dallo Stato ma la propria produttività e sottomissione alle logiche dell’Università Azienda.

I tagli agli enti come ER.GO divengono così l’occasione che aziende e fondazioni private aspettavano per entrare all’interno dell’università per garantirsi una futura manodopera intellettuale a basso costo.

Non tutte le figure professionali del mondo dell’istruzione hanno però i medesimi interessi di studenti e precari. La nostra forza sta nel distinguere tra amici e nemici, tra chi vuole solo difendere propri privilegi corporativi e baronali e chi  invece rifiuta un’università aziendalizzata, asservita ai bisogni di un capitalismo e di un modello di sviluppo in forte crisi.

Noi meritiamo di più delle loro briciole e dei loro manganelli: Come studenti autorganizzati pensiamo che dentro a questa crisi che sembra senza uscita dobbiamo unirci tutti, dai precari della scuola ai ricercatori, dagli operai della FIAT a quelli di FINCANTIERI, fino ai disoccupati ed ai precari, smettendo di farci ingannare dai politicanti di turno, iniziando a coordinarci dal basso, affermando la nostra incompatibilità a questo sistema che ci affama ed opprime!

L’autunno ci (a)spetta!

BolognaPrendeSaperi

Le riunioni del collettivo ogni martedì

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