abitare nella crisi
“Abitare nella crisi” un nuovo momento di confronto nazionale a Roma sabato 3 luglio.
Appuntamento è all’occupazione di Via del Porto Fluviale vicina alla Metro Piramide (linea B) sabato 3 luglio, intorno alle 10.30.
Il ragionamento prodotto nel primo convegno “abitare nella crisi” è stato confermato. La crisi economica sta toccando tutto il territorio italiano con modalità e ripercussioni diverse, e si prospetta di lungo periodo con conseguenze sempre più aspre. Il terreno della lotta per la casa si sta rivelando una possibilità di ricomposizione forte proprio perché la precarietà abitativa sta diventando una’emergenza per larghe e differenti fasce sociali. Non si profila all’orizzonte alcuna politica abitativa nazionale che guardi all’edilizia residenziale pubblica e alla difesa dei redditi salassati da affitti e mutui insostenibili. I “piani casa”, compresi quelli regionali, sono pensati per offrire una via d’uscita dalla crisi per costruttori e banche, alimentando anche forme di egoismo sociale politiche tese a condonare/sanare il consumo di suolo e l’abusivismo, compreso quello per necessità.
L’esperienza raccontata dalle realtà romane parla della lotta contro la privatizzazione del patrimonio degli enti, che nel Lazio è consistente, e che vede la mobilitazione permanente degli inquilini direttamente interessati. Questa storia ci dice che la crisi sta producendo nuove fasce a rischio che hanno necessità di un’abitazione con canone adeguato al reddito e quindi non lontane da chi occupa per necessità stabili privati e pubblici. L’unificazione di questi settori non è una somma di problemi ma la condizione nuova in cui si vengono a trovare, diventano tutti “occupanti senza titolo” in attesa di sfratti, sgomberi e vendite a terzi acquirenti. I compagni del coordinamento di Roma hanno anche posto l’accento sulla questione dell’ aumento della repressione come forma di ricatto verso quei settori che riescono ad organizzarsi e a lottare.
A Milano l’attività dei comitati si scontra quotidianamente con la potenza del settore della rendita che assume tutte le caratteristiche a cui siamo abituati (quel misto tra attività “legali” e illegali, riciclo di denaro,corruzione,finanche la gestione clientelare dell’edilizia pubblica). Ricordiamo che Milano è una metropoli che è formata da una vastissima periferia creatasi nei decenni precedenti da continue espulsioni di lavoratori dal centro, con una fortissima mobilità giornaliera. Ormai nel centro della città rimane una forte presenza di precariato (in cui è alta la componente immigrata). La difesa degli inquilini nelle case popolari occupate è stato un occasione di radicamento e di organizzazione davanti alla crisi, che in questo caso è rappresentata dalla valorizzazione (vendita) del patrimonio pubblico.
A Bologna la crisi ha visto il declino di quel modello emiliano di sviluppo che sembrava garantire una ricchezza redistribuita. La fine del welfare, l’aumento della disoccupazione forse oltre la media nazionale, il precariato. In tutto questo proprio settori legati al centrosinistra sono stati i gestori degli interessi privati sia tramite rapporti storici col mondo delle cooperative di costruzione, sia seguendo le attuali politiche nazionali di vendita del patrimonio pubblico, sia tramite i fortissimi interessi di proprietari privati. Inizia ad apparire in Emilia Romagna date le modificazioni strutturali un settore di “esclusi” che vede proprio nella difesa del diritto alla casa una forma di organizzazione.
Anche le questioni riguardanti il disegno urbanistico delle città e gli interessi che si muovono nei processi decisionali, sono state oggetto di dibattito. Interessante il ragionamento sulle “mappe” proposto da Milano che è anche alle prese con l’evento dell’Expo. Anche Roma è alle prese con una politica urbanistica dominata dai grandi eventi, dalle archistar e dalla rendita immobiliare. Comprenderne il senso e collegare, al tempo della crisi, le istanze di chi lotta per il diritto alla casa con chi è impegnato sul fronte della mobilità, della salute ambientale, della salvaguardia del verde, ha un valore epocale e mette in discussione i criteri dello sviluppo dei territori, su chi decide se debbano prevalere i diritti di tanti o gli interessi di pochi. Se la nuova frontiera dell’abitare sono i diritti concessori che monetizzano la perdita di servizi, l’aumento del traffico, la carenza di verde, l’assenza di una politica pubblica della casa.
Su questi punti è stato convocato un nuovo momento di confronto nazionale a Roma il giorno 3 luglio – intorno alle 10.30 – della rete “Abitare nella crisi”.
Appuntamento è all’occupazione di Via del Porto Fluviale, molto vicina alla Metro Piramide (linea B)