LA LORO FORZA E’ LA NOSTRA DEBOLEZZA!
Negli ultimi anni stiamo assistendo in tutta la penisola, ma più in generale in tutta la vecchia Europa, a una massiccia ripresa di tutta una serie di gruppi che si rifanno alle teorie fasciste dell’estrema destra, e del nazionalismo populista. Essi si sviluppano e si articolano all’interno di una società estremamente complessa e ricca di contraddizione sapendo interpretare delle difficoltà oggettive , dei bisogni veri di larghi settori popolari che in questa situazione di crisi sono completamente disarmati e per questo facilmente aggregabili e seducibili dalle proposte di questi gruppi. Dall’altra parte troppo spesso gli antifascisti hanno dimenticato che l’antifascismo oltre a essere un principio da difendere è anche un progetto che deve essere sottoposto a continue rettifiche, trasformazioni ed evoluzioni che gli permettano di adeguarsi alle necessità dei nostri tempi.
L’eterogeneità ideologica che oggi si vive all’interno della destra fascista e l’atomizzazione organizzativa che stanno vivendo negli ultimi mesi è per noi un elemento estremamente interessante. Il fascismo come lo abbiamo conosciuto non è una prospettiva che il potere può prendere in considerazione per preservare e garantire i suoi attuali bisogni. Per questo motivo, negli ultimi trent’anni, abbiamo assistiamo ad una trasformazione radicale della destra che diviene da destra eversiva a destra sociale nel senso più pieno del termine. Apre ovunque circoli, gruppi e movimenti, biblioteche e palestre che mettono al centro dell’azione non la difesa della propria identità ma l’intervento nei quartieri, nel territorio e spesso nel conflitto sociale (l’esperienza delle occupazioni abitative in tutta Italia da parte di Casa Paund Italia, e l’attività mantenuta sia durante lo sciopero dei tassisti nell’estate 2006 e nel blocco della circolazione delle merci su gomma nel Dicembre 2007 ne sono un esempio). Anche il movimento razzista e sciovinista del nord in realtà ha costruito tutta la sua forza con una pratica da sindacato del territorio trasformando la sua proposta e abbassando notevolmente i propri toni e le proprie proposte sul piano nazionale.
È sul terreno della lotta e della riorganizzazione sociale quindi che sta il ruolo di un nuovo movimento antifascista estremamente plurale ma con delle forti caratteristiche popolari. Se infatti l’estrema destra oggi viene utilizzati dalle classi dominanti come elementi di rottura e frammentazione sociale e non come reale possibilità politica, il compito degli antifascisti deve essere quello di costruire proposte e strutture di intervento che sappiano arginare l’esplosione della destra la dove questa si manifesta. Troppo spesso la nostra posizione si esprime solo nelle piazze e non riusciamo a costruirla nei quartieri, nei luoghi di lavoro, nelle scuole e nei territori in cui sta crescendo sempre di più il malcontento se non addirittura la disperazione e nelle quali se non sono presenti forze in grado di mantenere l’unità dei settori popolari su problemi concreti divengono facile bacino per chi invece ha il compito di dividere e isolare.
È un terreno che le sinistre e i movimenti democratici hanno abbandonato e che se non saremo in grado di riprenderci, continuando a fare “dell’opinione” e non dell’opposizione regaleremo per molto tempo alle destre con le conseguenze che sono sotto gli occhi di tutti.
Per un diverso modo di abitare e vivere i territori
BOLOGNA PRENDE CASA