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RdB Fini Compressori Zola Predosa (Bologna)

12 Marzo 2010

E’ IN GIOCO IL NOSTRO FUTURO
UN PIANO DI RISANAMENTO È IL MANTENIMENTO DELL’OCCUPAZIONE E DELLA PRODUZIONE

Nel piano di “risanamento” della FINI COMPRESSORI troviamo le stesse vecchie
ricette che hanno già deindustrializzato gran parte del patrimonio produttivo
del nostro territorio e del paese.

Si punta tutto sul “Marchio FINI” e nulla sulla produzione o sull’innovazione:

– CHIUSURA DEI REPARTI DI VERNICIATURA SERBATOI, ASSEMBLAGGIO COMPRESSORI A
PISTONI E GRUPPI POMPANTI
– LA DRASTICA RIDUZIONE E PARZIALE SMANTELLAMENTO DEI MAGAZZINI
– ESTERNALIZZAZIONE DI FORNITURE
– SPOSTAMENTO COMPLETO DEI GRUPPI POMPANTI IN CINA (CUORE ITALIANO?)
– DRASTICA RIDUZIONE DEGLI IMPIEGATI DELL’UFFICIO TECNICO, PROGETTISTI E
DISEGNATORI

Il “risanamento”, ancora una volta, è fumo negli occhi che nasconde lo
spostamento di altre attività produttive non solo all’estero ma anche in
Piemonte e chissà dove altro (Veneto?).

Oggi, il salvataggio di metà dei lavoratori, così come le precedenti
procedure di licenziamento collettivo, sono tappe verso la totale chiusura
della fabbrica con prospettive di speculazioni di vario tipo (creare solo un
punto commerciale o una speculazione immobiliare).

A questo si aggiungono le preoccupanti indiscrezioni su i pagamenti dei
fornitori, sulle cessioni di lavorazioni all’esterno, sulla modalità dei
collaudi ecc.

Già prima della dichiarazione di procedura di mobilità, il mancato rispetto
della rotazione nella cassaintegrazione era un segnale della
Direzione ai lavoratori sulle proposte di risanamento: come se tutto fosse già
stabilito e concordato, lasciandosi i margini per tentare
di mettere gli stessi lavoratori in concorrenza tra di loro.

Una buona risposta l’hanno data i lavoratori che si sono iscritti al sindacato
RdB, promuovendo le prime azioni per il pagamento
puntuale delle integrazioni alla CIG, il rispetto della rotazione, richiedendo
informazione e trasparenza nelle procedure, ecc.

Iniziative che hanno messo in fibrillazione non solo la proprietà ma anche la
Fiom e la Fim.

Sappiamo tutti che la situazione internazionale di crisi è utilizzata anche
per fare speculazioni e regolare vecchi e nuovi progetti di “rottamazione” dei
lavoratori, di snellimento produttivo, recupero di margini di profitto: resta
il fatto che, anche se fosse attuato, questo piano de-industriale ha una
prospettiva limitata per tutti i lavoratori, non solo per quelli oggi coinvolti
ma per tutti i lavoratori della Fini.

Non agire è come dare per scontato che questo Piano di smantellamento è
l’unica prospettiva possibile: per questo è necessario intervenire con
iniziative di ampia mobilitazione che coinvolgano pesantemente le
responsabilità della proprietà, della Provincia e della Regione.

Bloccare i licenziamenti, pretendere la proroga della cassa integrazione
finalizzata al mantenimento della produzione, integrazione piena della cassa
integrazione: questo è il piano di risanamento che vogliamo e che dobbiamo
pretendere.

RdB Fini Compressori

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