Tre anni fa contestarono l’assessore alla casa, tutti prosciolti
Non andranno a processo i quarantuno attivisti per il diritto alla casa che il 10 ottobre 2006, al circolo Arci “La fattoria” al Pilastro, contestarono, in occasione di un’assemblea pubblica sul tema dell’edilizia residenziale, l’allora assessore alla Casa Virginio Merola (Pd) e il Presidente di Quartiere Riccardo Malagoli (allora in quota Prc). La mattina stessa erano stati sgomberati manu militari sei appartamenti Acer occupati.
Il gup ha disposto ieri il non luogo a procedere, prosciogliendo al termine dell’udienza preliminare tutti gli imputati, ai tempi attivi nei collettivi Mao, Passepartout e Rete Universitaria. Cade così, e per l’ennesima volta, il ‘teorema’ accusatorio del “pm dell’eversione” Paolo Giovagnoli (ora procuratore capo a Rimini) più volte applicato a Bologna nei confronti degli attivisti dell’autorganizzazione sociale.
Anche in questo caso contestò a tutti l’aggravante dell’eversione all’ordine democratico (Legge 15 del 1980 voluta da Cossiga in pieno clima emergenziale dopo il sequestro Moro). Il pubblico ministero che ha ereditato il fascicolo da Giovagnoli aveva chiesto il non luogo a procedere per 36 su 41 imputati e per gli altri cinque il rinvio a giudizio per violenza privata, ipotesi di minor peso rispetto all’originaria accusa di Giovagnoli che era di violenza a corpo politico dello stato.
Giovagnoli, all’epoca dei fatti, aveva chiesto anche misure cautelari per alcuni degli indagati (arresti domiciliari, divieto di dimora e obblighi di firma): furono rigettate, nell’ordine, prima dal gip e poi dal Riesame. Una brutta pagina delle cronache della Bologna cofferatiana, che possiamo finalmente chiudere, e nel migliore dei modi.
da zic www.zic.it