sul sindacalismo metropolitano a Bologna
le sue sperimentazioni il caso Bologna
E’ ormai da diverso tempo che si è aperta la discussione in merito al sindacalismo metropolitano, diventando uno dei punti qualificanti su cui si è costruita l’assemblea nazionale della CUB di Riccione.
Il sindacalismo metropolitano vuole essere la capacità di una struttura sindacale di intervenire e organizzare le fasce popolari partendo dai territori, andando a integrare la pratica sindacale sui posti di lavoro. Questo non è una novità se si considera la storia del sindacalismo, che ha sempre oscillato tra il piano territoriale e quello aziendale. Tuttavia non va confuso con le Camere del Lavoro, che avevano come base di partenza la sommatoria delle diverse categorie d’azienda, cosi come non è una moderna associazione di consumatori.
Il sindacalismo metropolitano si rivolge in due direttive: da una parte creando organizzazione e conflitto rispetto al reddito indiretto (servizi, casa, diritti civili, ecc…) dall’altra creando uno spazio organizzativo e rivendicativo per fasce di lavoratori che non possono essere inquadrati a livello aziendale, vuoi per la tipologia contrattuale, o per la mansione di lavoro. Più in generale pensa a forme di intervento che sappiano coniugare i diversi aspetti aziendali con quelli territoriali.