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URBANIA, MA CHE CITTA’?

31 Gennaio 2009

La speculazione edilizia continua ad ingrassare le tasche di palazzinari, amministratori comunali, grandi e piccoli proprietari, banche, fondazioni e manager rampanti. Migliaia sono le persone iscritte nelle liste d’attesa per una casa popolare a prezzi umani, e intanto, nell’attesa, sono costrette a rivolgersi al mercato privato dagli affitti esorbitanti.

Sempre di più sono le persone che colpite direttamente dalle devastanti scelte economiche neoliberiste, hanno visto ridursi o azzerarsi i loro salari e stentano a pagare gli onerosi mutui che gli hanno permesso di acquistare la loro casa o gli affitti, rischiando quotidianamente di perdere tutto. Inoltre, in una città universitaria come Bologna, non si può non ricordare le migliaia di studenti fuorisede, che non trovando un’adeguata sistemazione attraverso le supposte strutture per il diritto allo studio, si rivolgono allo strozzinaggio del mercato privato. Di questa ampia, enorme fetta di popolazione che vive questa città, non vi è alcuna rappresentanza in questo patinato festival internazionale dell’urbanistica, in cui si alterneranno con reverenza pubblica, amministratori, manager, professori e progettisti. Si parlerà dell’housing sociale come risposta all’incapacità dello stato di investire sull’edilizia popolare, dando così in mano ai privati la gestione di un fondamentale bene sociale, subordinando gli affitti alle regole del mercato anziché al principio di accessibilità. Parleranno assessori alla casa di varie città che, se da un lato predicano un ottuso asservimento ai principi della legalità ,dall’altro si mostrano criminosamente silenti di fronte alle migliaia di sfratti in esecuzione sui loro territori in aperta violazione dei basilari principi del diritto umano. Parlerà Rifkin di edifici in grado di generare energia pulita in una città che ha speso milioni di euro per costruire un’avveniristica nuova sede comunale che non rispetta nessun principio di risparmio energetico.
Da questa contraddittoria kermesse non potrà di certo uscire una nuova idea di città almeno che non venga imposta dai poteri forti dell’economia e della politica con il solito spropositato uso delle forze dell’ordine.
Una nuova idea di pianificazione territoriale nasce dal basso, dalla gente che vive il territorio e che comincia ad autorganizzarsi per non lasciarsi più dirigere e depredare. La sostenibilità ambientale e sociale dei progetti urbanistici devono ritornare al centro delle strategie di pianificazione territoriale. La partecipazione deve essere vincolante, ampia e diffusa.
Nessuno spazio agli speculatori, ai palazzinari, ai dispendiosi progetti avveniristici dal tremendo impatto territoriale. Le città si riformulano a partire dalla partecipazione e dall’autodeterminazione.

Per il diritto alla casa x tutti/e

Per una nuova edilizia popolare

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