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‘INSUFFICIENTI’ LE APERTURE SUL PIANO CASA

21 Novembre 2008

Dei 550 milioni revocati, l’Esecutivo ne offre 150, i Governatori ne chiedono subito 250

di Massimo Frontera

Le misure anticrisi e la gestione dei fondi Fas – balzate ai primi posti dell’agenda del confronto governo/regioni – travolgono il piano casa.

Sfuma infatti all’ultimo momento l’intesa politica sulle risorse tra Regioni e governo (e con il benestare dei Comuni) attesa ieri, nella conferenza unificata convocata nel pomeriggio. Fino al giorno prima, le Regioni erano ottimiste su un esito positivo. Ieri, invece, la decisione del rinvio, espressa dal presidente delle Regioni, Vasco Errani. L’Esecutivo aveva offerto di recuperare subito 150 milioni dei 550 del vecchio piano-casa cassati dal ministro Tremonti. Ma l’apertura si è rivelata insufficiente: per i governatori le risorse minime da ripristinare immediatamente ammontavano a 250 milioni.

Con il rinvio dell’intesa restano nella borsa di Errani anche vari emendamenti al Dpcm attuativo del piano casa, tutti da discutere.

L’offerta del governo alle Regioni consiste nella concessione, nel prossimo anno, di una quota (da definire) dei 550 milioni. Le prime risorse dovranno finanziare i programmi regionali in fase più avanzata. Il resto dei fondi dovrebbe arrivare successivamente, ma entro il 2010.

L’offerta è recentissima. È stata infatti formalizzata lo scorso mercoledì 19 novembre, nell’incontro ospitato dal ministro degli Affari regionali, Raffaele Fitto, con il titolare delle Infrastrutture, Altero Matteoli, il sottosegretario all’Economia, Luigi Casero, la presidente della Regione Umbria, Maria Rita Lorenzetti (referente per l’edilizia pubblica) e al presidente dell’Anci, Leonardo Domenici. L’offerta governativa parte dalla consapevolezza che la disponibilità di cassa di questi 550 milioni (quota di extragettito ottenuto nel 2007 dai ministri Di Pietro e Ferrero) è ormai persa.

C’è poi un aspetto che aiuta a capire la natura delle resistenze regionali al piano casa. In origine, i 550 milioni erano destinati a realizzare circa 12mila alloggi per gli sfrattati e i più poveri. La rimodulazione nel nuovo piano casa non avrebbe garantito la destinazione di tutte le risorse alla medesima categoria sociale. In altre parole, le regioni (e i Comuni) temono che i soldi destinati agli “ultimi” finiscano invece ai “penultimi”, cioè su chi non arriva ai livelli del mercato ma può permettersi un canone moderato. Non è passato inosservato il fatto che le uniche risorse statali del piano casa – i 150 milioni appostati sul “sistema dei fondi immobiliari” – si rivolgano proprio a queste categorie, certamente “solvibili”.   

Fonte: Il Sole 24 Ore, Venerdì 21 novembre 2008

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